
L’utilizzo dei social network professionali è ad oggi ancora piuttosto frammentato, sebbene, per quanto riguarda la comunità scientifica, ResearchGate sia abbastanza diffuso tra i ricercatori. Ad oggi nessuna piattaforma è riuscita ad prevalere sulle altre e potersi definire come il “Facebook dei ricercatori”. Riuscire a creare un social network che possa effettivamente venire incontro alle esigenze dei ricercatori di condivisione, disseminazione e recupero dell’informazione è sempre stato per gli editori un’occasione da non perdere (ad esempio per monitorare la condivisione degli articoli o sperimentare nuove forme di peer-review) e negli anni si è assistito alla nascita, e talvolta alla fine, di varie piattaforme gestite direttamente da editori come, ad esempio, BiomedExperts, NatureNetwork o Loop e all’acquisto di Mendeley da parte di Elsevier.
In questo contesto nasce ScholarlyHub, la prima piattaforma no profit pensata da e per i ricercatori, con l’obiettivo di migliorare la comunicazione tra ricercatori ma anche con il grande pubblico. Guy Geltner, uno dei promotori del progetto, ha dichiarato che i ricercatori al momento si trovano in mezzo ad una guerra “capitalistica” tra grossi editori e siti come ResearchGate e Academia.edu interessati a utilizzare l’enorme quantità di dati relativi alle loro attività.
L’ obiettivo dei promotori di questa piattaforma è quello di fornire un ambiente multidisciplinare, peer-to-peer e open-access che abbini tradizionali ed innovative procedure per il controllo di qualità, servizi pre e post-pubblicazione e garantisca opportunità per la collaborazione, la pubblicazione e la discussione. ScholarlyHub può diventare uno strumento per incrementare l’interdisciplinarietà, proteggere l’indipendenza dei ricercatori dalle esigenze di mercato dettate dagli editori, da un lato, e dalle agenzie di governo dall’altro.
La piattaforma richiederà una quota di adesione, minima per gli studenti leggermente più alta per gli altri, per garantire a tutti la stessa voce in capitolo e stessi servizi. La quota di adesione è una novità e potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per una comunità, quella scientifica, che si è già assestata su un’altra piattaforma, ResearchGate, che, seppure sottoutilizzata, soddisfa le esigenze dei ricercatori che ad oggi usano questi strumenti prevalentemente per lo scambio dei preprint e articoli senza sfruttarne appieno le potenzialità di luogo di aggregazione della comunità scientifica.
Sfida, quest’ultima, che ScholarlyHub sembra poter cogliere in quanto vuole essere un’unica piattaforma che sia allo stesso tempo un social network, uno spazio per pubblicare (senza far pagare APCs) e un archivio.
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