Un appello per un cambiamento radicale nella valutazione della ricerca in Spagna. E gli altri?

GuestPost

Questo interessante, e molto attuale, contributo è stato scritto dalla collega Bibliosan Valeria Scotti, del Servizio di documentazione scientifica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, che ringraziamo. Nell’augurarvi buona lettura vi anticipiamo che, dopo la consueta pausa estiva, il blog riprenderà a settembre.

La lettera pubblicata il 19 Maggio 2021 da alcuni ricercatori Spagnoli segna un punto di svolta nel mondo della bibliometria. Si tratta di un appello accorato rivolto al mondo scientifico di tale nazione che potrebbe essere sicuramente sottoscritto da molti altri paesi, tra cui l’Italia. La lettera è un invito alle autorità scientifiche nazionali ad abbandonare le attuali politiche di valutazione della ricerca, basate esclusivamente sugli indicatori bibliometrici citazionali o di ranking e su un utilizzo definito ‘tossico’ dell’Impact Factor.

Viene sottolineato ed elencato l’utilizzo delle varie metriche nel mondo scientifico spagnolo da cui emerge una spinta eccessiva per valutare tutto, tutti, e in qualsiasi disciplina, in base alla rivista ove si pubblica. Dopo questa disamina accurata in cui l’utilizzo dell’Impact Factor impera, complice la cultura del “publish or perish”, la lettera esamina i tentativi di valutare in modo differente la ricerca. Partendo dalla Dora Declaration del 2013, si passa per il Leiden Manifesto del 2015, per approdare alle politiche europee che da tempo chiedono, in nome dell’accesso aperto alla scienza, un uso “responsabile delle metriche” (Next-generation metrics).

Questi movimenti suggeriscono che la valutazione della ricerca è entrata in una nuova era. Da tempo ormai si è avuto lo scostamento sempre più verso modelli pluralistici, che tengono conto di vari fattori della ricerca (impatto scientifico e sociale, accessibilità, condivisione ecc.) e non solo della rivista in cui si pubblica. La lettera si conclude con l’ appello ai Ministeri della Scienza e della Ricerca, ai rettori di Università e direttori di centri di ricerca spagnoli, di sottoscrivere e rispettare la dichiarazione DORA e seguire le raccomandazioni per l’uso degli indicatori bibliometrici contenute nel Manifesto di Leiden. Viene inoltre specificato che l’adesione non dovrà essere “solo di facciata”, ma di reale applicazione dei modelli indicati, con l’auspicio che più istituzioni aderiscano a tale appello. La speranza è che questo primo passo possa ispirare molte altre ‘lettere’ dei colleghi europei pronte ad essere spedite ai vari organismi che presiedono la valutazione della ricerca. Solo allora il cambiamento potrà definirsi radicale.

Cos’è e come evitare il “Predatory publishing”

GuestPostCon questo interessante contributo inauguriamo la collaborazione con i colleghi Bibliosan. Questo post è stato scritto da Manuela Moncada, della Biblioteca Medica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ringraziamo. Buona lettura!

Come riconoscere un “predatory publisher” o un “predatory journal”, e cosa si intende, esattamente, con queste espressioni? Lo spiega Il COPE, Committee on Publication Ethics, in un documento di sintesi in cui fa il punto su questo fenomeno, mettendone in luce le caratteristiche salienti.

Cresciuto con l’avvento di Internet e  divenuto sempre più diffuso, il predatory publishing è la pubblicazione da parte di riviste ed editori di contenuto accademico e di ricerca in modo fraudolento e ingannevole e senza la necessaria attenzione per la qualità degli studi: elementi comuni sono la mancanza di peer review, la promessa di tempi rapidissimi di pubblicazione e il pagamento di un costo, richiesto talvolta in modo non chiaro, a fronte dell’accettazione dell’articolo, elemento che ha erroneamente assimilato questo fenomeno al modello Open Access.

Il documento elenca una serie di indicatori utili per imparare a riconoscere le riviste predatorie, dal nome del journal, che può volutamente somigliare a quello di una rivista affermata, al modo utilizzato per reclutare nuovi possibili autori, ad esempio dichiarando un falso Impact Factor, che sono basati sui Principi di trasparenza formulati unitamente da COPE, DOAJ (Directory of Open access Journals) e OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association).

Chi vuole collaborare con noi?

2012-09-06logogrande3Carissimi colleghe e colleghi di Bibliosan,
nell’ottica di offrire una maggiore quantità e varietà di contenuti di qualità nel nostro blog, ci piacerebbe ospitare in Bibliosan 2.0 post scritti da voi.
Se avete iniziative alle quali volete dare visibilità e/o temi che pensate sarebbe interessante affrontare, fateci sapere!
Potete mandare un contributo, che ovviamente sarà pubblicato a vostro nome, a Donatella Gentili (donatella.gentili@iss.it) o a Annarita Barbaro (annarita.barbaro@iss.it).