Con questo interessante contributo inauguriamo la collaborazione con i colleghi Bibliosan. Questo post è stato scritto da Manuela Moncada, della Biblioteca Medica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ringraziamo. Buona lettura!
Come riconoscere un “predatory publisher” o un “predatory journal”, e cosa si intende, esattamente, con queste espressioni? Lo spiega Il COPE, Committee on Publication Ethics, in un documento di sintesi in cui fa il punto su questo fenomeno, mettendone in luce le caratteristiche salienti.
Cresciuto con l’avvento di Internet e divenuto sempre più diffuso, il predatory publishing è la pubblicazione da parte di riviste ed editori di contenuto accademico e di ricerca in modo fraudolento e ingannevole e senza la necessaria attenzione per la qualità degli studi: elementi comuni sono la mancanza di peer review, la promessa di tempi rapidissimi di pubblicazione e il pagamento di un costo, richiesto talvolta in modo non chiaro, a fronte dell’accettazione dell’articolo, elemento che ha erroneamente assimilato questo fenomeno al modello Open Access.
Il documento elenca una serie di indicatori utili per imparare a riconoscere le riviste predatorie, dal nome del journal, che può volutamente somigliare a quello di una rivista affermata, al modo utilizzato per reclutare nuovi possibili autori, ad esempio dichiarando un falso Impact Factor, che sono basati sui Principi di trasparenza formulati unitamente da COPE, DOAJ (Directory of Open access Journals) e OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association).