La risposta del sistema della comunicazione scientifica alla pandemia di COVID-19

reportAll’inizio di dicembre è stato pubblicato un rapporto, Scholarly communication in times of crisis: The response of the scholarly communication system to the COVID-19 pandemic, che analizza in che modo il sistema di comunicazione scientifica (produzione, valutazione e diffusione dei risultati della ricerca) ha risposto alla crisi innescata dalla pandemia da Covid-19.

Il rapporto è stato scritto da un gruppo composto da ricercatori, editori ed altri esperti di comunicazione scientifica associati all’iniziativa Rapid Reviews COVID-19.

All’inizio del 2020 il Wellcome aveva fatto partire una iniziativa, firmata da oltre 30 editori, dove si richiedeva che tutte le pubblicazioni relative al COVID-19 fossero rese accessibili gratuitamente per tutta la durata della pandemia, che i lavori sul COVID-19 fossero resi disponibili immediatamente (prima della loro  pubblicazione su riviste) tramite server di preprint e che i dati della ricerca fossero condivisi appena disponibili. 

Questo rapporto esamina la misura in cui questi impegni chiave presi all’inizio della pandemia – comprese anche la velocizzazione dei tempi di pubblicazione degli articoli e la implementazione della peer review dei preprint – sono stati realizzati, tra i dati riportati: 

  • circa il 90% degli lavori relativi al COVID-19 peer reviewed è accessibile
  • vi è un maggiore interesse nel pubblicare articoli sui server di preprint prima di inviarli ad una rivista peer-reviewed, soprattutto in ambito medico
  • il rapporto tra preprint e lavori successivamente pubblicati su riviste peer reviewed resta però molto basso, circa il 5% 
  • anche se la condivisione delle sequenze del genoma SARS-CoV-2 è stata chiaramente un successo nella lotta alla pandemia, nel complesso la condivisione dei dati relativi al COVID-19 è rimasta relativamente bassa

Il rapporto si conclude con delle raccomandazioni e una importante considerazione: la pandemia ha mostrato l’enorme potere dell’apertura dei risultati della ricerca nel consentire una risposta globale alle emergenze e sottolinea che ne potrebbero beneficiare in futuro altre sfide che attendono il mondo della ricerca come, ad esempio, l’emergenza climatica e la lotta alle malattie cardiovascolari e ai tumori. 

Bibliosan 2.0 riprenderà a gennaio. Buone feste!

Open Science e Covid-19. Collaborare per contrastare la pandemia

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Riprendiamo il nostro appuntamento settimanale segnalando un interessante webinar “Disponibilità e uso dei dati epidemiologici in pandemia: difficoltà e opportunità” organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.

Il webinar, episodio della serie di incontri “Open science e Covid-19. Collaborare per contrastare la pandemia”, verterà sull’analisi e la condivisione dei dati epidemiologici in Italia e sul loro utilizzo per monitorare e contrastare la pandemia da Covid-19. Un’occasione per riflettere sull’importanza di questi dati ai fini della gestione della salute pubblica alla luce dell’esperienza maturata nei lunghi mesi della pandemia.

Per partecipare al webinar, che si terrà martedì 28 settembre dalle 15 alle 17, è necessario registrarsi.

Tre lezioni positive della pandemia

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Cosa ci ha insegnato la pandemia? E’ possibile trarre qualcosa di positivo da questa terribile esperienza? Per quanto complicato possa sembrare, riconoscere che la pandemia ci ha lasciato anche delle lezioni positive aumenterà le possibilità di uscirne più preparati al futuro. Lo sostiene Zeynep Tufekci, sociologa che studia l’interazione tra società, tecnologie digitali e intelligenza artificiale, in un articolo recentemente pubblicato su The Atlantic, e tradotto in italiano su Internazionale.

L’autrice individua in particolare tre modi in cui il mondo è cambiato in meglio in questo ultimo anno: 

  • la nuova tecnologia a mRna su cui si basano alcuni vaccini è una svolta scientifica e tecnica epocale che apre la strada a vaccini per malattie contro le quali si combatte da molto tempo, come la malaria o il cancro.
  • lo sviluppo delle infrastrutture digitali e il loro utilizzo massivo ha in parte attenuato i costi sociali della pandemia e ha trasformato il mondo del lavoro rendendo possibili attività fino a pochi anni fa impensabili, si pensi alla diffusione della telemedicina o alla scoperta per molti (fortunati) di poter lavorare da casa, cosa che cambierà gli scenari futuri in molti ambiti lavorativi.
  • si è passati dalla peer review alla “peer view” compiendo un balzo in avanti verso la scienza aperta grazie alla pratica, imposta dai tempi stretti, di pubblicare i preprint condividendo così con la comunità scientifica (e non solo) articoli e relativi dati.

Una lettura che ci aiuta a guardare a questo anno passato da una prospettiva diversa nella speranza di mettere presto in atto queste lezioni liberi dal covid!

Scienza aperta e comunicazione ai tempi del COVID-19

notte_ricercatori1Il Gruppo di lavoro sull’open access del Sistema Bibliotecario di Ateneo dell’Università del Piemonte Orientale parteciperà alla Notte europea dei ricercatori 2020, che quest’anno si terrà il prossimo 27 novembre, con un’attività dal titolo Scienza aperta e comunicazione ai tempi del COVID-19. L’attività si terrà in modalità virtuale dalle ore 16,30 alle ore 17,45 circa. 

Si parlerà di comunicazione scientifica durante la pandemia e della necessità di far circolare informazioni corrette e agevolare il progresso della ricerca attraverso contenuti subito accessibili. Ospiti la dott.ssa Paola Masuzzo, data scientist e open scientist e il dott. Matteo Di Rosa (APRE).

La diretta si può seguire sul canale YouTube dell’Università all’indirizzo  https://youtu.be/xUuI2B3KpLc

Durante lo streaming si potrà interagire attraverso la chat di YouTube; la discussione sarà registrata e quindi fruibile anche successivamente all’evento.

Webinar: Covid-19 e condivisione dei dati: perché in Italia si fa troppo poco?

Segnaliamo un interessante seminario: Covid-19 e condivisione dei dati: perché in Italia si fa troppo poco? organizzato dai nodi italiani di OpenAIRE, ELIXIR, RDA e EOSC Pillar in cui verranno illustrati gli strumenti e le pratiche dell’Open Science per contrastare la crisi sanitaria in corso. 

Con la pandemia da COVID-19 è infatti diventata evidente la necessità di aderire ad un modello di scienza aperto e collaborativo per condividere i dati e gli altri risultati della ricerca scientifica. Verranno inoltre illustrate le principali iniziative europee per la condivisione di dati e risultati di ricerca all’interno della comunità scientifica.

Per partecipare al webinar, che si terrà lunedì 16 novembre dalle 15 alle 17, è obbligatorio registrarsi entro domenica 15 novembre a questo link. Un’ora prima dell’evento gli iscritti riceveranno via email il link per partecipare.

Tre lezioni sull’accesso aperto dell’emergenza COVID-19

In occasione dell’Open Access Week, segnaliamo un interessante post pubblicato su LSE Impact Blog, Three lessons COVID-19 has taught us about Open Access publishing. L’autore, Robert Kiley, responsabile del dipartimento dell’Open Research del Wellcome Trust, individua tre innovazioni nella comunicazione scientifica, derivate dalla pandemia di COVID-19, che potrebbero essere molto utili nello sviluppo futuro dell’Open Science in generale. In particolare, l’autore afferma che è ormai chiaro che:

  • i modelli di pubblicazione tradizionali, che bloccano i contenuti dietro paywall, non possono essere accettabili nel caso di emergenze sanitarie
  • i preprint e le piattaforme per la pubblicazione ad accesso aperto (come Wellcome Open Research) sono diventati il mezzo di comunicazione privilegiato per diffondere il risultato di una ricerca scientifica nel più breve tempo possibile
  • visto che non è possibile prevedere quale ricerca risulterà importante per una determinata emergenza sanitaria (al momento ci sono anche altre emergenze come, ad esempio, il cambiamento climatico), sarebbe meglio rendere tutto ad accesso aperto

Come afferma l’autore del post, l’emergenza COVID-19 ha mostrato i vantaggi di una editoria ad accesso aperto, è arrivato il momento per concretizzarli e far diventare l’open access la norma nella comunicazione scientifica.

Covid-19 Shows That Scientific Journals Need to Open Up

open_access_for_researchersUn importante cambiamento causato dalla pandemia da Covid-19 è stata la disponibilità da parte dei maggiori editori scientifici a garantire il libero accesso alla quasi totalità degli articoli pubblicati sul nuovo virus, normalmente accessibili solamente tramite abbonamento.
Cosa accadrà alla comunicazione scientifica con la fine della pandemia? Si pagherà nuovamente o gli editori manterranno questa posizione?

Se lo chiede in un lungo e interessante articolo Covid-19 Shows That Scientific Journals Need to Open Up pubblicato su Bloomberg Opinion Justin Fox, che, ripercorrendo la storia delle riviste scientifiche dalle origini, racconta come si è arrivati allo status quo e dove sta andando oggi l’industria dell’editoria scientifica.

Fox sostiene che il Covid-19 abbia solo accelerato il complesso passaggio da un sistema di comunicazione scientifica per lo più chiuso ad uno per lo più aperto, per il quale accademici, governi e organizzazioni no profit stanno lavorando da decenni, e che difficilmente si potrà tornare indietro.
Se fino ad oggi mantenere la ricerca dietro paywalls è stato proficuo, ora gli editori devono trovare un nuovo approccio ed abbracciare la scienza aperta, come la pandemia da Covid-19 ha evidenziato, ma non mancheranno conseguenze.
La più perversa di queste conseguenze, dal punto di vista di molti sostenitori dell’accesso aperto, sarà un aumento del potere e dei profitti dei grandi editori commerciali che infatti nel frattempo hanno acquistato server di preprint, social network accademici, piattaforme di hosting di riviste, strumenti di valutazione della ricerca e altri servizi al fine di rendersi essenziali per il mondo accademico.

La scienza da prendere con le pinze

infodemia

Segnaliamo un interessante articolo di Graham Lawton pubblicato su New Scientist (a pagamento) e disponibile gratuitamente tradotto in italiano su Internazionale.

L’articolo analizza quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito infodemia scatenata in occasione dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
In particolare l’autore fa una riflessione sul ruolo giocato dai preprint in questo contesto: da una parte hanno permesso di avere accesso ai dati preliminari, consentendo una prima comprensione del virus, dall’altra si sono rivelati uno strumento “pericoloso”. Infatti improvvisamente una grande quantità di persone, che normalmente non si interesserebbero ai preprint, e che quindi non necessariamente ne colgono i limiti, ha cominciato a leggerli e a condividerli, con conseguenze negative in più di un’occasione.

L’autore riporta diversi esempi di mala gestione dell’informazione scientifica senza negare l’importanza che i preprint possono avere soprattutto in caso di pandemia.

WHO COVID-19 Database

whoLa scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una nuova e più potente interfaccia di ricerca del WHO COVID-19 Database, banca dati che raccoglie la letteratura internazionale pubblicata relativa al Covid-19.

Questo strumento si affianca ai numerosi database nati con finalità analoghe, quali ad esempio CORD-19 dell’Allen Institute for AI o LitCovid della NLM, ma si caratterizza per la particolare attenzione che pone nell’identificazione della letteratura di tutto il mondo e ad oggi rappresenta una fonte multilingue completa della letteratura corrente sull’argomento.

Il database viene aggiornato quotidianamente dal lunedì al venerdì, attraverso ricerche nei database bibliografici e ricerche manuali. Per ottenere questa prospettiva globale vengono utilizzate più strategie di ricerca in continua revisione.

Come la pandemia sta cambiando il mondo della ricerca scientifica

pandemiaQuesta settimana vogliamo segnalare l’articolo, scritto dal ricercatore Massimo Sandal, Come la pandemia sta cambiando il mondo della ricerca scientifica.

L’autore dell’articolo sottolinea quelli che sono gli aspetti fondamentali della ricerca biomedica che sono completamente cambiati in presenza di questa emergenza sanitaria, alcuni dei quali sono:
– la velocizzazione dei tempi della peer review (dai mesi richiesti di norma si è passati anche alle 24-48 ore)
– la proliferazione degli archivi di preprint che sono diventati strumenti di lavoro e di informazione a tutti gli effetti
– una maggiore rapidità nell’assegnazione dei fondi della ricerca
– la spinta alla collaborazione tra ricercatori di diverse istituzioni nel mondo
– una gran quantità di dati liberamente accessibili a tutti
– una comunicazione più chiara al grande pubblico

I risultati sono stati una esplosione di letteratura scientifica senza precedenti e una intensa collaborazione che hanno portato la ricerca scientifica a fare molti passi in avanti in breve tempo, si spera che una volta conclusa questa situazione di emergenza si possa fare tesoro di alcune di queste esperienze e farle diventare la norma.