E’ stato recentemente pubblicato il report con i risultati di uno studio commissionato da cOAlition, finanziato da Science Europe, sullo stato dell’arte dei cosiddetti Open Access Diamond Journals (riviste ad accesso aperto che non richiedono APC/costi per pubblicare).
Lo studio svela l’intera dimensione di una parte importante del mondo della divulgazione scientifica (circa 29.000 riviste di cui solo ⅓ registrate in DOAJ), così composto: circa il 60% riviste di discipline umanistiche e scienze sociali, 22% di scienze e il 17% di medicina. Di queste vengono analizzati gli aspetti fondamentali e critici per il loro funzionamento: le strutture legali, le capacità tecniche, i processi editoriali e i modelli di finanziamento.
In generale sono riviste che affrontano molte sfide operative e fanno affidamento soprattutto sul volontariato. Si tratta perlopiù di piccole realtà, multilingue, che svolgono un ruolo cruciale per le molte comunità scientifiche di tutto il mondo e per le quali è necessario sviluppare infrastrutture e aumentare i finanziamenti per poterle rafforzare, sostenere e rendere conformi alle politiche di accesso aperto come PlanS.
Per la maggior parte, infatti, sono lontane dal soddisfare i requisiti di PlanS (solo il 4,3% li soddisfa tutti mentre il 37% ne soddisfa più della metà). Tra i problemi più frequenti la mancanza di DOI, un utilizzo ridotto di licenze aperte e l’assenza di politiche di conservazione a lungo termine. Ben il 67% di queste riviste aderisce al più alto livello di controllo della qualità scientifica (revisione tra pari in doppio cieco).
Dal rapporto emerge una realtà ricca e composita, in crescita soprattutto da quando le APC sono aumentate, che merita un supporto per poterne garantire la sostenibilità a lungo termine ed un ruolo nel vasto contesto della scienza aperta.
Per approfondire l’argomento è possibile seguire il webinar The OA Diamond Journals Study: Q&A organizzato dagli autori del report il prossimo 9 aprile.